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scivolone littizzetto

03/12/2009
TELEVISIONE

In una formidabile puntata di "Che tempo che fa", prima arriva in studio Pedro Almodóvar, che si presenta dicendo che ha un italiano «pauperrimo» e che non ci sente da un orecchio, ma l’intervista con Fabio Fazio viene abbastanza bene, senza troppi inciampi. Solita marchettina per il nuovo film "Gli abbracci spezzati" ma siamo nelle convenzioni. Poi viene intervistato Valentino e si rimane un po’ stupiti perché la presunta superficialità del sarto risulta più profonda dei pensieri di Almodóvar: il senso della bellezza di Valentino, il suo perfezionismo, la sua dedizione al lavoro ripagano tutto, anche la semplicità dei ragionamenti. Poi, negli ultimi dieci minuti, arriva la Littizzetto, che in modo piuttosto provinciale dice che Almodóvar assomiglia a Lello Arena e Valentino è uguale al mago Silvan. Poi comincia uno dei suoi numeri: solo che questa volta l’ispirazione deve essere svanita, perché si mette a fare il catalogo degli orgasmi delle donne e del modo in cui vocalizzano il momento supremo. Si tratta evidentemente di uno dei giochetti più abusati, e ci si stupisce che la Littizzetto sia ricorsa a questo espedientino. Siamo in un salotto della sinistra buona e dei ceti riflessivi, dove la cultura e il buongusto non dovrebbero mancare. E quindi ci troviamo davanti a una caduta estetica, decisamente imperdonabile. Ma noi siamo buoni, siamo buonissimi, e quindi ci rifugiamo nell’insufficienza di prove. Diciamo, con il dovuto buonismo, che "aliquando dormitat Homerus". E quindi perdoniamo la Littizzetto e i suoi facili peccatucci.

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