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miracolo don matteo

04/02/2010
TELEVISIONE

Mercoledì 20 gennaio l’ennesima edizione di "Don Matteo" (la sesta) ha sbancato nuovamente la serata televisiva facendo il 22 per cento di share. A questo punto anche gente senza religione come noi non può fare a meno di chiedersi: come è possibile? La prima spiegazione è che i preti, in televisione, sono irresistibili. Ne sanno qualcosa nelle reti Mediaset, dove appena possono mandano in onda un "Don Camillo" e risolvono così la serata, non si sa se per ragioni di palinsesto o per motivi politici. Resta da chiedersi come mai una società televisiva secolarizzata (e in parte anticlericale) come quella italiana riesca ad appassionarsi alle formule pretesche. Forse in questo caso il pubblico riesce a prendere gusto allo stile fermo, anzi immobile, di Terence Hill, il cui fascino finto- giovane è una delle ragioni del successo di "Don Matteo", e al metodo stralunato di Nino Frassica. La "story" non significa molto, dentro questa fiction, se non ad attrarre la curiosità episodica degli spettatori. I quali ci cascano ogni volta, e fanno vincere a "Don Matteo" la serata televisiva. Ci sono tutte le condizioni perché il quasi poliziottesco "Don Matteo" diventi eterno. Terence Hill verrà mummificato, Nino Frassica diventerà un co-protagonista per l’eternità e quindi non ci sono grandi difficoltà per rendere immortale la fiction. Che naturalmente è una fiction per famiglie. Ma come per "Un medico in famiglia", o i "Cesaroni", occorre considerare che le famiglie sono fenomeni complessi. Uno arriva e si ferma per mangiare un triangolo di pizza. Poi arriva un altro e vuole un residuo di lasagne. La famiglia "magna"; e nel frattempo Don Matteo guarda e vince.

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