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L’ILLUSIONE DELLO SCHEMA BIPOLARE

08.06.1998

Il meccanismo del doppio turno ha prodotto come sempre il suo effetto, e la seconda giornata delle elezioni amministrative ha visto l’esplicarsi di un confronto effettivamente bipolare. La tendenza dei risultati mostra che nei comuni capoluogo di provincia il Polo è in vantaggio, sebbene in presenza di un forte astensionismo. Se ne potrebbe trarre qualche rassicurazione sul funzionamento del sistema politico italiano, se non si intuisse facilmente che il voto di ieri è il riflesso di una situazione politica che per certi aspetti è, se non già superata, in via di potenziale superamento. I risultati politici della consultazione amministrativa erano affiorati piuttosto nettamente due settimane fa. A trattare il voto come un sondaggio nazionale, ignorando quindi tutte le possibili specificità locali, emergeva un rilevante arretramento elettorale del Polo, insieme a un insoddisfacente risultato dell’Ulivo (ma in particolare del Pds), e a un successo inatteso di tutte le componenti centriste, sia nello schieramento di destra sia in quello di sinistra. In quel momento la presunta riaffermazione dello schema bipolare era un’illusione dettata dai primissimi dati; in realtà il risultato del 24 maggio presentava elementi confusi, tutti comunque all’insegna di una profonda frantumazione della rappresentanza politica. Per ora il sistema elettorale riesce ancora a scremare i contendenti del secondo turno in modo sostanzialmente omogeneo con lo schema politico nazionale (la maggioranza dei ballottaggi si svolge con un confronto fra centrodestra e centrosinistra), ma non è detto che in futuro, a cominciare con le elezioni friulane, dove si vota con la proporzionale e i centristi corrono da soli, il modello bipolare possa ragionevolmente tenere. Questa è l’incertezza maggiore che percorre come un brivido la superficie della politica italiana. Fra il primo e il secondo turno di queste amministrative si è afflosciata penosamente la riforma costituzionale, che avrebbe dovuto stabilizzare il sistema bipolare. E non è tutto: numerosi fattori di scomposizione degli schieramenti sono all’opera. A cominciare dalla pressione di Berlusconi, che ha chiesto l’iscrizione di Forza Italia nel Partito popolare europeo, nel tentativo di mettere in tensione l’alleanza «non-europea» dei Popolari italiani con la sinistra; per proseguire con l’aspra polemica che ha coinvolto Franco Marini e i principali esponenti dei Popolari stessi con la gerarchia cattolica (naturalmente Marini sostiene di avere polemizzato con Avvenire, giornale della Cei, e non con l’episcopato, ma la realtà è che i richiami del cardinale Ruini ai valori cattolici, e l’offensiva episcopale sui temi della bioetica e della famiglia, costituiscono un fattore che introduce turbolenza nel centrosinistra, mentre induce il Polo a cavalcare le posizioni della Chiesa sulla fecondazione eterologa e sulle famiglie di fatto. Fatto sta che al centro dell’arco politico si è aperto uno spazio che si presta alla suggestione neocentrista. D’Alema nega sbrigativamente questo fantasma, con il suo seguito di vecchi personaggi politici, possa avere una chance: «non c’è trippa per i gatti», non si sente la mancanza del vecchio centro. Tuttavia l’esorcismo del segretario diessino non può nascondere che non siamo mai stati vicini come adesso alla ricostituzione di un soggetto politico centrista. Manca ancora il meccanismo che può fare scattare il processo di ricostituzione. Ma la previsione più logica, in questo momento, consiste nel dire che è cominciata una corsa parallela. Da una parte si misura la tenuta degli schieramenti, Polo e Ulivo, ed è spontaneo pensare che sia problematica. In particolare, è l’Ulivo a uscire scosso dalle amministrative, mettendo allo scoperto le proprie contraddizioni interne, dividendosi, perdendo una città storicamente di sinistra come Parma. Dall’altra bisogna osservare quali mosse verranno compiute in quell’area di confine che è il centro. Le elezioni di ieri hanno confermato l’idea che un’efficiente legge elettorale tende a rafforzare lo schema bipolare; bisognerà vedere tuttavia quale sarà la volontà effettiva dei partiti, come si muoveranno i protagonisti; e anche quale formula elettorale si sceglieranno, dopo la fine della Bicamerale. Perché l’insegnamento delle ultime amministrative è che la legge elettorale «fa» gli schieramenti; ma quando sono gli schieramenti a fare la legge elettorale, non è detto che la razionalità prevalga sui calcoli di parte.

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