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Lerner senza veli

22/12/2009
TELEVISIONE

La puntata de "L’Infedele" che ha avuto per ospite e protagonista Patrizia D’Addario ha rappresentato un salto di qualità nel lessico e nella rappresentazione televisivi. Il programma di Gad Lerner su La7 è un’isola di decenza formale nei talk show serali (niente applausi o quasi, tentativo spesso riuscito di approfondimenti, resistenza alla faziosità politica, e soprattutto poche urla e sovrapposizioni di voci). Ma questa volta il terreno era molto scivoloso. Si parlava di consumo del sesso, del corpo, del mercato del piacere. E quindi occorreva un linguaggio adeguato. Sarebbe stato possibile usare eufemismi, ma non è stata questa la scelta del conduttore e degli ospiti. Si è andati deliberatamente sull’esplicito. E quindi se non è stata una sorpresa ascoltare Pietrangelo Buttafuoco che diceva «dove ci sono campane ci sono puttane», è risultato invece sorprendente il modo chiaro con cui Lucetta Scaraffia e altri ospiti hanno usato le parole: senza filtri moralistici, con immediatezza, quasi con un senso di liberazione rispetto ai tabù linguistici della televisione tradizionale. Risultato: una innovazione molto forte, uno strappo alle regole voluto ed evidente. Detto con una formula: "sdoganamento dello sputtanamento" (parola usata ripetutamente nel programma). Apertura al linguaggio quotidiano, senza inibizioni. E con un senso di naturalezza che non si era mai sentito in una trasmissione televisiva. C’è solo da augurarsi che il modo esplicito e "colto" con cui Lerner e ospiti hanno trattato il tema non diventi, in altri programmi, un modo volgare di trattare argomenti pruriginiosi per un pubblico meno avvertito.

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