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Il peso del voto cattolico

28/01/2010
PORTE GIREVOLI

Come si poteva facilmente immaginare, il malpancismo nel Partito democratico si è manifestato piuttosto alla svelta e investe soprattutto il rapporto con il mondo cattolico. Finora ha riguardato soprattutto segmenti di classe dirigente, fin dal momento in cui Francesco Rutelli (con Lorenzo Dellai e altri) si è staccato dal Pd, «partito mai nato» a suo giudizio, per fondare l’Alleanza per l’Italia, movimentino centrista che ha l’ambizione di spostare gli equilibri politici nazionali. Ma non ci sono soltanto gli spostamenti nella classe dirigente. Il problema del rapporto con il mondo cattolico investe in realtà tutto l’elettorato, come dimostra la candidatura di Emma Bonino alla Regione Lazio. E qui casca l’asino: cioè si comincia a ragionare effettivamente sul peso del voto cattolico e sul suo rapporto con i cittadini nel loro insieme. Secondo una visione vecchio stampo, la scelta di una figura laica come quella della Bonino porterebbe a un elemento di disaffezione, con la caduta di una parte del consenso cattolico verso il Pd. Ci sarebbe in sostanza ancora un legame di rito antico, che connette il mondo cattolico alla politica, e che si manifesterebbe con atteggiamenti più o meno classici nei confronti dei protagonisti politici e delle loro culture. In questo senso la scelta di una figura laica, se non proprio laicista, come quella della Bonino potrebbe generare un disagio netto fra gli elettori cattolici. Può essere. Ma negli ultimi anni l’atteggiamento dei cattolici verso la politica sembra essere cambiato, e notevolmente. Mentre le classi dirigenti continuano a ragionare secondo i vecchi schemi, l’opinione pubblica genericamente cattolica sembra essersi notevolmente secolarizzata. Tende in sostanza a valutare la politica e i protagonisti politici come un mondo a sé stante, che risponde a proprie logiche, senza essere condizionato da principi supremi di carattere etico. Questo principio di secolarizzazione investe tutto l’arco del cattolicesimo italiano. Può essere deprecato, ma è un fenomeno visibile e registrabile anche in termini sociologici. Ci sono in sostanza ormai due cattolicesimi: uno è quello delle classi dirigenti, che porta con sé il mondo dei valori tradizionali applicabili in politica, e l’altro è il cattolicesimo secolarizzato, convenzionale, che difficilmente trova riferimenti espliciti nella politica. Per quest’ultimo elettorato, è difficile individuare un chiaro legame fra una cultura di carattere religioso e il comportamento politico-elettorale. Si identifica più facilmente un atteggiamento che è quello dell’elettore generico, che giudica e vota in base alle sue preferenze, scegliendo molto in seguito alle proprie aspettative e ai propri desideri. Proprio per questo, il confronto fra la Bonino e la Polverini in realtà è molto laico; anzi, molto moderno perché mediatico, in quanto coinvolge due donne. Quindi l’aspetto "cattolico" risulta piuttosto secondario rispetto al conflitto politico, che al di là del fair play femminile degli inizi, alla fine risulterà piuttosto aspro. Bene o male che vada, alla fine anche nel Lazio, come in tutta Italia, si voterà infatti scegliendo fra destra e sinistra, fra chi ama Berlusconi e chi lo detesta. In un contesto simile, il laicismo della Bonino è un fattore secondario (sempre ammesso che Emma non la butti sull’abortismo spinto o cose del genere). Il Lazio, come altre regioni strategiche, costituisce una prova politica che può influenzare l’intera tornata elettorale delle regionali. La scelta della Bonino, sempre ammesso che il Pd nel frattempo non cambi idea, è prima di tutto una decisione politica, con il tentativo di trovare una personalità forte, da contrapporre a una candidata attraente su vari fronti come la Polverini. Quindi il cattolicesimo c’entra poco. Riguarda semmai quegli spezzoni di politica, come l’Udc e i frammenti centristi, che pensano di trarre vantaggio dal legame ideologico e morale con il mondo cattolico. Ma bisogna vedere se questo è un calcolo credibile e realistico. Perché la politica è sempre più laica, secolarizzata, priva di valori ultimi. Vincere in queste condizioni implica una competizione ultra-laica.

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