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Il nono titolo di Valentino il Grande

26/10/2009
LETTERE, COMMENTI & IDEE
Lo sport - Rossi, terzo a Sepang in Malesia, trionfa ancora al moto mondiale

NON è più un bambino. Non è più un Paperino. Non ha più i capelli ossigenati e gialli. A trent’ anni, dopo avere conquistato il nono titolo mondiale, Valentino Rossi, figlio del pilota folle Graziano, sembra avere imparato il mestiere e la strategia dell’ adulto. SEGUE A PAGINA 25 ASepang, in Malesia ha fatto una gara da calcolatore, e lo ha ammesso. Il terzo posto gli garantiva il titolo mondiale,e dunque perché rischiare? Dieci anni fa avrebbe messo in pista il tutto per tutto, avrebbe fatto impennate acrobatiche, si sarebbe inventato chissà quale sceneggiata giovanilistica per festeggiare vittoria e titolo. Questa volta ha detto semplicemente: «Gallina vecchia…». C’ è un po’ di malinconia, nel buon brodo. Non possiamo sapere se quella gallina conserva un’ eco,o un coccodè, di quella che il suo eccentrico padre portava al guinzaglio nel centro di Tavullia. Eh, le Marche. Ma qui siamo a un passo dalla Romagna, cioè dai più meridionali fra i settentrionali, il Sud del Nord: e quindi le mattane sono pura normalità.A suo tempo, Valentino non vinceva: stravinceva, e poi inventava colossali sceneggiate, perché aveva capito che da un ragazzino di provincia il grande mondo si aspettava ogni volta un exploit. E lui non ha mai lesinato un "numero". Con la moto, inventando al termine delle gare vittoriose funambolismi da pazzo, e con le magliette, le trovate, i fan travestiti da sette nani, la bambola gonfiabile in bikini, la finta multa "per eccesso di velocità" da parte di una pattuglia di vigili al Mugello, in modo che i mass media potessero immortalarne l’ estro, non soltanto la bravura nelle traiettorie. Era stato concepito ed era nato per correre, e non ha tradito il suo corredo genetico. A vederlo in gara è sempre stato un divertimento, perché si sapeva che il Valentino vestito di nuovo avrebbe sempre inventato qualcosa, un sorpasso, un’ acrobazia. E quindi gli si perdonava praticamente tutto, compreso l’ avere fatto il testimonial per il Cepu, bilanciato dalla laurea honoris causa in Comunicazione all’ università di Urbino, perché ogni quindici giorni c’ era l’ occasione per un divertimento nuovo. Certo che diventare grandi è difficile. Bisogna lasciare alle spalle le storie di famiglia, il divorzio dei genitori, poche settimane fa il suicidio del nuovo compagno della madre, le storiacce da sessanta milioni di euro con l’ agenzia delle entrate. Ma a mano a mano che l’ età adulta prende il sopravvento risulta anche piacevole ricordare le grandi scommesse del passato, come il passaggio dalla Honda alla Yamaha. Nessuno credeva che fosse conveniente passare da un team vincente a una squadra meno competitiva, e invece fu un piacere straordinario scoprire che il "manico", il pilota, contava più dei motori e delle gomme. Solo che a diventare adulti ci si chiede anche che cosa si farà da grandi. «Vieni in Formula Uno, smettila con quei giocattoli», gli disse il pirata Flavio Briatore. E quindi si è favoleggiato mille volte sulle prove con la Ferrari a Fiorano. Ma alla fine il destino di Valentino è sulle due ruote, dove la moto qualche volta sembra tirata da una fionda, e non importa troppo se pochi millesimi dietro di te corrono scatenati i piloti giovani, Stoner e Lorenzo. Valentino imbocca le curve con la classe di sempre. Se sono le ultime dipende soltanto da lui.

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