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IL FASCINO IMMORTALE DELLA SORPRESA CHE NON HA TEMPO E NON HA ETÀ

29/12/2009
R2 SPETTACOLI & TELEVISIONE

Il cinema, a quanto pare, non muore mai. Non vuole saperne, di scomparire. E dire che per infilarsi in una sala cinematografica ci vuole un buona volontà quasi infinita: mettersi in macchina, trovare un parcheggio, imbroccare l’ orario d’ inizio, pagare il biglietto. E pensare che si starebbe così bene a casa, davanti a uno schermo televisivo da 52 pollici. Invece il fascino della vecchia, o nuova, sala buia è ancora inesorabile. Irresistibile. Perché ci si ritrova in una comunità casuale, selezionati da affinità elettive sconosciute, in cui si celebra un rito novecentesco, roba del secolo scorso: e ogni volta, evidentemente, è un tuffo nel passato, forse nella nostalgia, sicuramente in un’ oscurità promettente, in un’ attesa. Si è sempre detto che il buio del cinema assomiglia a una realtà uterina; calda, comunitaria, in cui si sta sempre a contatto di gomito. Forse era vero una volta: adesso il cinema è un’ esperienza moderna, comoda, lineare. Al massimo si possono rimpiangere gli antichi cinema sterminati, dalla conformazione teatrale, sipario compreso. Mentre ora vincono la tecnologiae il design anche nello stile. Ci si accomoda, senza più dover conquistare un posto: mentre una volta occorreva magari sedersi sui gradini e sopportare scomodità inaudite. E allora: questione di psicologia, questione di tecnica e di eleganza. Questione di modernità, volendo. La liturgia cinematografica, così passatista, si rivela all’ improvviso un lampo di presente. Una cerimonia pubblica che sembrava appartenere solo ai cicli della memoria diventa ogni volta un piccolo e grande choc cognitivo, che si spalanca all’ improvviso nel colore. Per questo il cinema non scompare: perché ogni volta è una sorpresa. E le sorprese non hanno né tempo né età.

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