gli articoli PANORAMA/

ERA L’ EPOCA DELLE MANCE

02.05.1996
IDEA DELLA SETTIMANA
BLOW UP

Sudditi o cittadini? Meglio definizioni più parziali, senza aut aut, altrimenti inseguendo le alternative secche e le spiegazioni di lungo periodo si risale fastidiosamente alle colpe della Controriforma o a tristi paragoni con l’etica protestante. Il fatto è che le due categorie storiche e sociologiche su cui si misura la vicenda del nostro Paese, il familismo amorale (Banfield) e la tradizione civica (Putnam) si emulsionano l’una con l’altra. La miscela insomma è polimorfa, prima ancora che perversa. Cinquant’ anni di Repubblica hanno plasmato un italiano medio dalla fisionomia complessa. Dato un contesto in cui non esistevano criteri vincolanti di responsabilità, in politica come in economia, la società civile ha fatto da specchio alla politica. Anzi, ognuna non ha fatto che riflettere l’altra, con vistosi effetti di intensificazione reciproca e insufficiente rispetto dei ruoli. I partiti di governo chiedevano la delega in bianco a fare e disfare sempre le stesse alleanze. L’ opposizione comunista non sentiva alcun bisogno di puntare al governo, previa visita a Bad Godesberg. La Dc, molle baluardo anticomunista, erogava welfare a pioggia per mantenere il consenso che nessuno le voleva togliere. Il Pci aveva interesse a presentare come "diritti" conquistati sotto la guida del partito ciò che conseguiva dalla mediazione e dallo scambio. La sintesi suprema dell’interclassismo e dell’antagonismo classista era lo stato sociale "italian style", un groviglio di distorsioni particolaristiche che alla fine, negli anni precedenti Tangentopoli, era divenuto l’unico strumento attraverso cui veniva mediato il rapporto fra i partiti e gli elettori. Dal canto suo, infatti, gran parte delle collettività si è abituata nel tempo a considerare favori e privilegi come una serie completa di diritti, a cui non corrispondeva nessun dovere, né da parte del settore pubblico né da parte dei cittadini. E’ nata l’idea fantasiosa secondo cui la ricchezza non occorreva produrla, bastava distribuirla. In modo equo, ovviamente. Ma le parole d’ ordine "equità" e "solidarietà" erano poco più che una copertura. Ecco perciò un grande processo antipedagogico, di diseducazione pura. La differenza fra l’essere cittadini, quindi titolari di diritti e doveri effettivi, e l’essere sudditi, affidati alla paternalistica generosità e alla benevolenza discrezionale di un’autorità irresponsabile, è sfumata. Fra rassegnazione e mugugno, ma con un occhio attento al proprio particulare, una società che si autorappresentava come moderna ha voluto le mance anziché pretendere il rispetto dei patti. Ha pagato opportunisticamente il prezzo dell’inefficienza pubblica pur di vedersi assicurato un effimero benessere privato. Ha tollerato l’evasione fiscale, ha sopportato servizi scadenti, la malasanità, il degrado della scuola, sapendo di avere in cambio pensioni e rendite. Ha chiuso gli occhi sui tassi d’ inflazione investendo il risparmio in Bot e speculando contro lo Stato, cioè se stessa, inventando la speciale categoria del "free rider" di massa. Né sudditi né cittadini, quindi: piuttosto il clima viziato di una collusione, di una complicità impercettibilmente losca, in cui tutti, credendo di guadagnare, in realtà perdevano ogni giorno qualcosa di più. Poi, con la jacquerie figurata di Mani pulite, se ne vanno principi, feudatari, notabili, capicorrente, cioè il ceto che sapeva trattare politicamente tra le pieghe delle leggine e dei regolamenti, così come dell’inefficienza e della corruzione: purtroppo, le loro gride barocche rimangono tutte lì, sospese fra il Seicento e il Duemila, a intralciare il cammino.

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