"Azzurro tenebra" era il titolo del romanzo che Arpino dedicò alla spedizione al rovinoso Mondiale tedesco del 74, fuori al primo turno incanagliti e inchinagliati. Tornati in Germania una generazione dopo, siamo qui che, tenebroso o no, aspettiamo un colore, un sapore, un rigore (vabbè, quello è arrivato) e un eroe. E invece siamo all’ azzurro spento. Strano per una squadra in cui i protagonisti non dovrebbero mancare, per tipi abituati a stare sulle copertine con le veline, per una pattuglia di patiti del taglio inventivo (quello dei capelli, non quello in profondità). Finora non si è visto un Robibaggio, un Paolorossi, un Gigirriva. è la squadra dei Barzagli e degli Zaccardo più che dei Totti e dei Toni. Neanche una squadra operaia, sembra un’ équipe di interinali. Aspettiamo il match con l’ Ucraina, che un trascinatore ce l’ ha e si chiama Shevchenko, attaccante che viene dalla terra delle badanti e dovrà essere ben badato. Per ora, nel cielo velato della patria, abbiamo visto un azzurro gregario, un azzurro mesto, un azzurro qualunque. Singolare sorte, dunque, per chi ha una seria cultura calcistica e politica progressista, fare il tifo per gli azzurri auspicando che almeno, bada come badi, non canni Cannavaro, il nostro caro leader, e con l’ augurio politicamente inquietante che vinca il qualunquismo.
30/06/2006
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TIRO MANCINO