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Meno male che Pupo c’è

25/02/2010
TELEVISIONE

Qual è la ragione per cui un adulto sano di mente dovrebbe passare un venerdì sera davanti a "I raccomandati", con Pupo, Valeria Marini, Emanuele Filiberto di Savoia e Georgia Luzi? Pupo e le sue acconciature artificiali, lasciamo perdere. La Marini, eh, la Marini, se solo la smettesse di parlare, con quel suo accento dialettale, potremmo almeno goderci le sue notevoli minigonne. Emanuele Filiberto, via col tango, Georgia Luzi, via col tanga (battuta stupida, ma l’adulto non ha una conoscenza sufficiente della Luzi, che pure gode di un certo successo sul Web). L’adulto suddetto dovrebbe almeno concedere qualche mezz’ora al sonno, e così si fa: "I raccomandati" scivolano nella scarsa coscienza governata da Morfeo, dimenticando così i Pupo e Valeria effettuali. Si ascoltano invece soltanto i concorrenti, e qui, sorpresa: il programma cambia qualità proprio mentre i raccomandati canterini si esibiscono. Perché, incredibile a dirsi, i cantantucoli cantano bene. Sicché si può continuare nel dormiveglia, senza sollevare neanche una palpebra, altrimenti scatta l’effetto Pupo, e uno dice: datemi un documentario sul riscaldamento globale, datemi un programma sulle piramidi, datemi qualsiasi altra cosa. Ma poi anche a Pupo ci si abitua, la musica scorre via, e uno dice: ma dovevo proprio rivalutare "I raccomandati"? Eh, la vita è fatta così. Non si sa mai a quale fesseria cederemo. Anche se poi il cedimento a Pupo spiega come funziona la televisione generalista, con i suoi moduli, con i suoi format, con la capacità inerziale di creare fedeltà nel pubblico. E così abbiamo almeno una giustificazione, e raccomandazione, sociologica.

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