gli articoli PANORAMA/

MA QUANTE BELLE MENTI, MADAMA DENNY

19.09.1996
ATTUALITA' ITALIA
BLOW UP

Eccesso di zelo, eccesso di pagine, eccesso di dichiarazioni di principio, eccesso di filosofia e di sociologia? Sul "caso" Denny Mendez, cioè l’ assegnazione del titolo di Miss Italia alla diciottenne nera di Santo Domingo dopo le proteste di Alba Parietti nel nome di un’ idea di bellezza "nazionale", sono intervenuti filosofi come Gianni Vattimo, sociologi come Sabino Acquaviva, autorità del giornalismo come Indro Montanelli ed Enzo Biagi, commentatori come Nello Ajello, star tv come Enrico Mentana. E anche chi scrive, per segnalare che dietro il premio alla incolpevole Denny si intravedeva un sovrappiù di "politically correct" e di morale elevata a spettacolo. Nulla di più gratificante, infatti, dell’ apparire buoni, buonisti e antirazzisti attraverso il funzionamento implacabile dello show, che premia l’ outsider coronando una favola. Ma fin qui siamo sempre dentro una trama narrativa non troppo dissimile, quanto a schema, da Pretty Woman, dove alla fine la traviata riesce a sposare Richard Gere, anche se ci si immagina che sullo sfondo del lieto fine le sue colleghe prostitute resteranno desolatamente a battere il marciapiede incontrando di norma brutti ceffi, non il tenebroso Gere della finzione e nemmeno l’ arrapato Hugh Grant della realtà. E quindi nessuno pensa veramente che il successo della giovane Mendez equivalga a un riscatto morale che possa ricadere a pioggia sugli extracomunitari. Però, a pensarci, può darsi che tutta la discussione sia stata tutt’ altro che superflua. C’ era qualcosa di autenticamente simbolico nella discussione sulla bellezza italiana, sul tipo italiano, sulla fisionomia e la pelle che ci si aspetta dalla vincitrice domestica di un concorso di bellezza. E quindi non è strano che l’ intellighenzia si sia schierata. Bellezza non italiana, ha sancito Montanelli; ricatto antirazzista, ha protestato Mentana. Eppure, a voler prendere sul serio il caso Mendez, si fa poca fatica a sfiorare temi cruciali per il futuro come il problema della cittadinanza basata sul diritto del sangue o sul diritto del suolo. In fondo, la contrapposizione principale su cui si sono misurati in settimana i capannelli nei bar, nei corridoi delle aziende, nelle sale mensa, nei salotti familiari, è data da chi può essere definito italiano: chi è nato in Italia da genitori italiani o chi ha ottenuto di essere riconosciuto cittadino della Repubblica? Ed è lecito pretendere che a rappresentare la bellezza del Bel Paese sia una donna che presenta i tratti "tipici" della bellezza femminile italiana? Quali sarebbero, oltretutto, questi tratti tipici, visto che l’ Italia è un coacervo di canoni estetici, e abbiamo la "tipica" bellezza romana, la "tipica" bellezza napoletana, e aspettiamo che Umberto Bossi specifichi qual è a suo parere la bellezza padana autentica? Ci si può anche chiedere come sarebbe stata giudicata la partecipazione ed eventualmente la vittoria di un’ altoatesina bionda e dalla erre tedesca molto gutturale, italiana non certo per etnia. E forse alla fine si giungerebbe alla conclusione che il lieve scandalo ai danni dell’ estetica nazionale rappresentato dalla nuova Miss Italia è dato esclusivamente da ciò che ne rappresenta il fattore di diversità più evidente, e cioè la pelle nera. Al punto che si potrebbe forse addirittura pensare che la partecipazione di Denny Mendez è stata la rivelazione che nel nostro Paese esistono i neri. Non dite che lo si sapeva perché non è vero. I neri non li vediamo, li ignoriamo, tendiamo a considerarli come non-entità, esseri senza identità e perfino senza individualità. L’ apparizione di Denny Mendez è stata la rivelazione che anche le nostre faccette nere possono essere alte uno e ottanta e puntare a sfondare nel cinema. Ma soprattutto che esistono. Al punto che, se effettivamente esistono, niente vieta agli italiani brava gente e allo show figlio-di-puttana di premiare Denny ai danni delle napoletane e delle romane che magari erano più tipiche. Solo che a Salsomaggiore ci si titilla la coscienza una volta, e poi tanti saluti. Domani, nigeriane e marocchini tornano nell’ indistinto, e a nessuno verrà da chiedersi se c’ è un’ ideale di professionalità nazionale per la prostituzione o per il lavaggio dei vetri agli incroci. Volendo, di Denny Mendez si poteva discutere ancora di più.

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