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LE RIFORME DEL GOVERNO (MAL)DINI

14.06.1998
SPORT
CARO MONDIALE

Il bipolarismo calcistico era considerato l’unico funzionante. Da Rivera e Mazzola (con l’inconveniente del terzo polo, cioè Mariolino Corso) via via fino a Baggio e Zola, e adesso all’alternativa fra il polo Roby e il polo Alex. Ma a guardare meglio la repubblica del Pallone aveva rivelato le prime degenerazioni consociative già con Valcareggi a Messico 70: a cominciare dal compromesso storico fra Mazzola e Rivera per finire con la «conventio ad excludendum» ai danni del numero 10 milanista contro il Brasile. Tanto è vero che in questi giorni, aspettando il Camerun, i due partiti in contrapposizione non sono i baggisti e i delpieriani: il contrasto è fra i sostenitori dell’incompatibilità e i fautori della convivenza fra i due trequartisti. Noi siamo per la Grosse Koalition, per la solidarietà nazionale, o della nazionale, per un accordo alto e nobile. Mezzeali unitevi. Un conservatore come Maldini penserà che questo equilibrio sia troppo avanzato. Ma se vuole davvero la riforma della nazionale, il citì non può contare solo sul partito degli arbitri, che pure, con il procuratore capo nigeriano Francesco Saverio Boucheardeau, gli hanno effettivamente dato una mano, soprattutto in area. Ci vorrebbe un’operazione Piedi Buoni, ma si sa come vanno queste cose: nel momento della difficoltà, dopo il ribaltone, in attesa della rivincita, prevale la prudenza, arriva il governo di Lamberto. Probabile che Maldini, e sottolineo Dini, agisca con la cautela di ogni esecutivo tecnico: parte Baggio, rimpasto di Del Piero. Ecco l’Inciucio. Il Tridente può attendere.

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