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Lo straziante PIANTO DEi COGNATI

04/03/2010

Ma chi l’ha detto che per spiegare il fenomeno della corruzione è sufficiente invocare la farraginosità delle procedure pubbliche? Questo varrà come spiegazione sociologica, ma non può essere invocato dai singoli. Quando un funzionario statale, un dirigente, un imprenditore privato "rubano" (mi spiace ma non c’è altra parola) approfittando di appalti e licenze, non è il caso che poi si appellino alle teorie storiche dell’ambasciatore Sergio Romano sulle corporazioni, o a quelle di Ernesto Galli della Loggia, secondo cui la corruzione affonda le radici nella storia italiana. A reato singolo, per favore, risposta singola. Altrimenti si fa come il grande capo e sakem della tribù Guido Bertolaso che ha scoperto anche lui l’infallibile formula indiana e italiana del "chiagni e fotti". Di fronte a ogni contestazione sul potere della cricca che governa la terra dei cachi risponde: «Ma io ero all’Aquila alle 4 e 20 del mattino», cioè a soffrire per il bene del Paese, o a Haiti a baccagliare contro la Clinton e Obama, come volete che potessi occuparmi di Angelo Balducci e di quegli altri birbantelli sfigatelli della cordata? Eh no, non è così. Uno fa il capo della Protezione civile, con il giubbetto e lo stemmino tricolore, oppure va errabondo con la cricca, a cercare lenimento e/o svaghi. E comunque poi non viene a fare la vittima sugli orari tremendi a cui è costretto dalle catastrofi idrogeologiche del Paese. Invece di spiegare l’Italia "cognata", Bertolaso dovrebbe mostrare la mappa del dissesto paesistico e annunciare un grande piano di recupero, un programma di governo per il prossimo triennio (o quinquennio, o quel che si vuole). Risposta: ma io, Guido Bertolaso, sono un tecnico, posso dare suggerimenti, ma sono solo prestato alla politica. Storie: Bertolaso è un politico puro, protetto da Silvio Berlusconi, oltretutto circondato da una formidabile corte clientelare, la cricca, che per metà è finita in galera, ma nel frattempo ha gestito milioni di euro, ne ha intascati, distribuiti, dissipati, tutti a spese della ridente collettività. Quindi altro che spiegazioni sociologiche o storiche. La "cognateria" è la somma di scelte individuali di persone che hanno trovato nelle pieghe dello Stato la possibilità di portare a casa il malloppo e di distribuirne alcune frazioni ad amici e parenti, senza dimenticare assunzioni per i figliuoli, benefit per gli amici, e favori per le Vacche sacre della Protezione civile, Suprema Vacca da mungere. Quindi Bertolaso non può fare il Bertoldo, che di fronte al re non trovava mai l’albero di suo gradimento per lasciarsi impiccare; quando uno è un politico, sottosegretario di governo, ha anche e soprattutto una responsabilità politica. Completa. Non può rifugiarsi dietro il velo del «mi sarò distratto un attimo» e «qualcuno ne ha approfittato». Quando c’è responsabilità politica c’è fino in fondo, non fino a quando fa comodo. Altrimenti siamo sempre non tanto nell’"Italia del fare", ma nel paese cognato, dove tutto avviene per concessioni private. Straziante. E straziante, nella logica cognata, anche la cognateria che lascia il grande capo Bertolaso a giustificarsi in pubblico, con la voce rotta dal singulto italiano di colui che ha peccato, ma per il nostro bene. Mentre i cognati tacciono. Ciò che sorprende è il coro silenzioso della cricca, che sembra fare da muto accompagnamento ai lamenti bertolasici. Il quale Bertolaso a ogni domanda di Bruno Vespa riattacca con il pianto greco, o per meglio dire pianto italiano, appellandosi silenziosamente alle profondità dei visceri nazionali. Cognati, amici incriccati, lascia capire Bertolaso, siamo tutti nella stessa barca. Siamo vittime del sistema. Ma il sistema lo abbiamo creato noi. E allora? Per uscire dal labirinto non ci resta che piangere, in modo che fuori ci sentano e ci vengano a prendere, possibilmente senza manette. Insomma, cognati di tutta la Penisola muovetevi. Non avete da perdere che le vostre catene. Questo è il messaggio del Grande Capo a tutta la tribù dei Capi Cognati. L’intendenza seguirà, come diceva il grande capo De Gaulle, secondo cui i partiti della Quarta repubblica erano «tabaccherie politiche». Ma qui il grande ufficio politico sostitutivo dei partiti c’è o c’era già, ed era camuffato da protezione civile. E allora, nel frattempo, per non perdere di vista gli affari, cognati cari, meglio abbandonare i telefoni cellulari e avanti con i segnali di fumo.

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